lunedì 22 giugno 2009

La danza di Isadora Duncan

Ballerina americana del '900, ebbe una esistenza infelice e piena di avvenimenti nefasti, conclusasi con la propria morte per incidente.
Innovatrice, anticipo' quella che sarebbe divenuta la danza moderna.
Le sue prime esibizioni si svolsero negli Stati Uniti alla fine del 1800, ma non furono molto apprezzate. Nel 1900 danzò a Londra. Fu la prima di una lunga serie di esibizioni nel continente europeo, dove ottenne l'ammirazione di molti artisti ed intellettuali dell'epoca.
Fu artefice di una radicale rottura nei confronti della danza accademica: abolì nei propri spettacoli le scarpette a punta, che considerava innaturali, e gli artificiosi costumi indossati dalle ballerine dell'XIX secolo, preferendo indossare abiti semplici e leggeri, che ricordavano il peplo dell'antica Grecia, e danzando a piedi nudi. Tali scelte si coniugavano con l'esigenza di favorire la libertà e l'espressività dei movimenti.
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Le sue danze libere furono interpretazioni emotive, impressionistiche, di composizioni di celebri musicisti come Chopin, Beethoven, Gluck, nelle quali il suo corpo dolce ed espressivo suppliva alla povertà di mezzi tecnici.
La Duncan desiderava fortemente creare la danza del futuro ispirandosi alla plasticità dell'arte greca, basandosi sul sentimento e sulla passione dettati dalla natura e dalla forza della musica. La sua importanza nella storia della danza è grande, sia per l'interesse che seppe suscitare nelle platee di tutto il mondo, sia perché le sue idee furono rivoluzionarie per la sua epoca e costituirono per i suoi successori l'impulso per la creazione di nuove tecniche diverse da quella accademica e per una nuova concezione della danza teatrale.
Anche la compagnia dei Balletti Russi di Sergej Djaghilev ne fu influenzata notevolmente. Sergej Djagilev e Mikhail Fokin infatti la videro ballare per la prima volta a Pietroburgo nel 1905 e ne rimasero molto colpiti. Per la Duncan quello era un periodo di grandi successi internazionali. In seguito tornò in Russia per aprire una scuola di danza a Mosca su invito di Lenin.
Fu una donna emancipata ed ebbe intense relazioni affettive, tra cui quella con il poeta Sergej Esenin, conosciuto durante la permanenza in Russia.
Durante la sua esistenza assai movimentata, trascorsa in gran parte sul suolo europeo, i successi artistici si alternarono a delusioni personali ed episodi luttuosi, tra cui la morte prematura dei due figli, a Parigi, ancora bambini.
La Duncan morì tragicamente, strangolata dalla sua stessa sciarpa, le cui frange si erano impigliata nelle ruote della Bugatti sulla quale era appena salita, salutando gli amici con una frase che rimarrà famosa: "Addio amici, vado verso la gloria!".
Verrà pubblicato postumo il suo libro autobiografico "La mia vita".
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In esso Isadora racconta se stessa, le sue passioni, il suo genio, i legami creativi con gli ambienti intellettuali europei, i suoi amori: E.Craig, P.Singer, la sua amicizia con Rodin, D'annunzio ed Eleonora Duse, rapporti che si snodano, in bilico tra realtà e leggenda, sulla fitta trama di una vita vissuta in un viaggiare continuo, sino all'avventura nella Russia rivoluzionaria ed al suo ultimo, lacerante amore per S. Esenin.

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